Stanno morendo, come le foglie sugli alberi, stanno morendo come i fiori nel buio dell'inverno; vorrei solo che le loro facce non mi guardassero così, non con quegli occhi, non così a fondo.
I treni correvano su binari argentei e freddi, volevo solo calore, nulla di più.
Mi chiedevo che cosa servisse? Quale pietra magica poteva trasformare i loro sguardi, le loro menti?
Non trovavo risposte al flusso infinito dei miei pensieri, domande semplici e risposte banali che non volevano riemergere, che non volevano convincermi che quella era la fine, che non vi era un poi, un domani, un forse, un giorno. Era tutto lì, immobile quasi, istantaneo come in una vecchia fotografia dove il tempo ha cessato di esistere, seppellito sono cumuli di ore, minuti e attimi, soggetti immobili, bloccati e insensibili.
Ora il termine ultimo mi si pone innanzi, non accadrà, non a me.
Stanno morendo ed io con loro, in un tempo fluido, mutabile, ma il mio vento resta gelido.
Io cammino da solo, nella mia tempesta di neve e se mi cerchi non sarò altro che gelide schegge di ghiaccio pronte ad infilarsi nelle tue vene ad ogni respiro, ad ogni battito del tuo cuore, ad ogni passo instabile della tua vita. Un ombra.